Monaco di Baviera, facente parte all’epoca della Germania Ovest, ha ospitato dal 26 agosto all’11 settembre del 1972 i Giochi della XX Olimpiade. Sono le seconde Olimpiadi ad aver avuto luogo in Germania dopo le Olimpiadi di Berlino del 1936 e l’intenzione di questi giochi era la volontà di mostrare al mondo l’immagine di uno stato ottimista, democratico e nuovo, dettato anche dal motto ufficiale dei Giochi: “The Happy Games” (“I Giochi Felici”). L’intera Germania credeva quindi che con le Olimpiadi di Monaco si potesse offuscare l’immagine della Germania nazista che aveva organizzato i Giochi del 1936 e l’organizzazione delle nuove Olimpiadi lavorò proprio con questo obiettivo. I giochi dovevano avere luogo nel verde, in un ambiente raccolto, accogliente e tutto il design doveva trasmettere tranquillità. Vennero banditi i colori rosso e oro che erano stati scelti dai nazisti nel ‘36. Il designer tedesco Otl Aicher realizzò i due principali simboli dell’edizione: un sole blu stilizzato a forma di spirale ed il bassotto Waldi, che divenne la prima mascotte dal nome ufficiale.
Il sole a forma di spirale (a destra) e il bassotto Waldi (a sinistra), mascotte ufficiale dei giochi, creati da Otl Aicher
Il Parco Olimpico (Olympiapark), chiamato anche Eliseo Park, venne realizzato sulla base di un’idea dell’architetto e ingegnere tedesco Frei Otto ed è oggi un punto di riferimento della città di Monaco. Nelle vicinanze del parco vennero edificati i siti olimpici progettati dall’architetto Günther Behnisch, come la piscina olimpica, l’Olympiahalle (una struttura multifunzionale), l’Olympiastadion e il villaggio olimpico. Il design dello stadio fu ritenuto particolarmente rivoluzionario, grazie ad un mai così vasto uso di vetro acrilico fissato con tiranti d’acciaio.
La strage di Monaco
All’alba del 5 settembre 1972, tra il decimo e l’undicesimo giorno dei Giochi poco dopo le 03:30 del mattino, un commando di otto terroristi palestinesi chiamato “Settembre Nero” riuscì ad entrare nel villaggio olimpico scavalcando la rete di recinzione senza essere visti da nessuno dei 17.000 tra poliziotti e Olys (dei volontari il cui compito era di sorvegliare il villaggio) vicino agli impianti sportivi. Il livello della sicurezza era infatti molto basso per mantenere un’atmosfera gioiosa e rilassata e per non generare ricordi legati alla Germania nazista. Gli Olys erano stati addestrati a chiudere un occhio verso gli atleti che scavalcavano le recinzioni per non passare dal check point ed intervenire solamente in caso di risse, ubriachezza o poco più. Nulla doveva turbare l’atmosfera gioiosa delle Olimpiadi di Monaco. Il superamento della recinzione avvenne con un gruppo di atleti canadesi, provenienti in quel momento dalla strada, che, pensando di trovarsi di fronte ad altri atleti, aiutarono i terroristi a scavalcare la rete con le borse contenenti le armi.
La palazzina numero 31 di Connollystraße dove gli atleti vennero presi in ostaggio che dal 1972 ad oggi è rimasta pressoché immutata
I terroristi irruppero nella palazzina numero 31 di Connollystraße e alle 04:30 del 5 settembre tentarono di entrare nell’appartamento situato al piano terra. Yossef Gutfreund, svegliato dal rumore e vedendo spuntare le canne dei fucili dalla porta, vi si gettò a peso morto e facendo guadagnare secondi preziosi, permise al suo compagno di stanza Tuvia Sokolovski (allenatore di sollevamento pesi) di fuggire. Il commando riuscì comunque a entrare nella stanza prendendo in ostaggio Amitzur Shapira, Kehat Shorr e lo stesso Gutfreund. In una stanza adiacente Moshe Weinberg, allenatore di lotta greco-romana, si avventò con un coltello sul terrorista Issa che stava entrando in quel momento. Issa schivò il colpo e Weinberg venne ferito da un altro terrorista che vedendo la scena sparò un colpo oltrepassandogli la guancia da parte a parte. Il commando riuscì poco dopo a catturare anche altri atleti: Yakov Springer, André Spitzer, David Berger, Yossef Romano, Mark Slavin, Ze’ev Friedman, Eliezer Halfin e Gad Tsobari. Quest’ultimo riuscì a fuggire. Nella confusione provocata dalla fuga di Tsobari, Weinberg perse la vita tentando un ultimo assalto ai danni dei terroristi. Successivamente morì anche Yossef Romano che venne violentato, evirato e lasciato agonizzare davanti ai compagni di squadra. Alle 04:47 una donna delle pulizie, sentendo degli spari, telefonò all’Ufficio Olimpico per la Sicurezza che mandò un membro degli Olys sul posto. Egli vide un terrorista incappucciato e armato di Kalashnikov che non dando nessuna risposta al membro degli Olys gettò in strada il corpo di Moshe Weinberg.
Uno dei rapitori si affaccia dal balcone dell’appartamento con il volto coperto da un passamontagna
Lapide commemorativa delle vittime della strage
Tramite due fogli di carta gettati dal balcone alle 05:08, i terroristi chiedevano la liberazione di 234 detenuti nelle carceri israeliane e di due terroristi tedeschi della RAF (Rote Armee Fraktion) detenuti in Germania, Andreas Baader e Ulrike Meinhof. Iniziarono così le negoziazioni. Le trattative tedesche furono però lente e disordinate e dopo una serie di minacce e ultimatum da parte dei terroristi, si decise di mettere in atto gli ultimi tentativi per salvare gli ostaggi: i terroristi e i nove ostaggi avrebbero dovuto dirigersi con un piccolo autobus (dettaglio voluto dai terroristi) verso un piazzale del villaggio olimpico e da lì, salire su due elicotteri diretti all’aeroporto di Fürstenfeldbruck per poi partire, con un Boeing 727, verso Il Cairo. Le autorità, vedendo salire i due gruppi di persone sugli elicotteri, si accorsero che i terroristi non erano cinque come precedentemente credevano, bensì erano otto. All’aeroporto li attendeva la polizia tedesca che si era organizzata per tentare un ultimo salvataggio. Iniziò così una tremenda sparatoria durante la quale prese fuoco un elicottero che uccise inevitabilmente i suoi occupanti. Durante la strage morirono cinque degli otto terroristi, un poliziotto tedesco, il pilota di uno degli elicotteri e tutti i nove ostaggi israeliani mentre i tre terroristi rimasti vennero catturati. I Giochi olimpici vennero interrotti per un giornata e ripresero dopo una cerimonia di commemorazione svoltasi il 6 settembre nello stadio olimpico alla presenza di 80.000 persone e 3.000 atleti in cui il presidente del Comitato olimpico Avery Brundage che dichiarò: “the games must go on” (i giochi devono continuare). Sempre nel 1972, in seguito alla strage, il premier d’Israele Golda Meir autorizzò l’“Operazione Ira di Dio”, un’operazione organizzata dal Mossad per assassinare tutti i soggetti ritenuti colpevoli, sia direttamente che indirettamente, della strage di Monaco. Tale operazione si protrasse per più di vent’anni. Le vittime vengono ricordate con una lapide posta al 31 di Connollystraße mentre dal 2017 è stato inaugurato un memoriale multimediale molto suggestivo: tramite schermi e installazioni vengono raccontate le biografie delle vittime e ripercorsi gli eventi, dall’organizzazione delle Olimpiadi alle celebrazioni funebri.