Guida Monaco – Il Nazismo

La nascita del movimento

Tutto cominciò nel 1913, con l’arrivo a Monaco di un giovane austriaco che decise di affittare un alloggio poco lontano dall’università e desideroso di frequentare l’accademia delle belle arti monacense. Si trattava di Adolf Hitler, ancora ragazzo, che a partire da quell’anno si innamorò della Baviera attaccandosi ad essa in maniera tale da non lasciarla più per il resto della sua vita. Iniziò ad interessarsi ad argomenti politici solo in seguito alla prima guerra mondiale, per cui lui combattè, quando si trasferì in una stanza nei pressi di Isartor. Nel 1919, a Weimar si iniziò a consolidare una “Repubblica dei consigli” dall’impronta comunista, facendo aumentare i conflitti sociali il governo tentò duramente di respingerla e la situazione venne vista come atto violento messo in atto per causa degli “stranieri”, come gli ebrei e i comunisti. Hitler prese da subito l’iniziativa e iniziò il suo percorso politico partecipando agli incontri del “Partito Tedesco e dei lavoratori” e iniziando a tenere i suoi primi comizi nelle birrerie come in quella dell’Hofbrauhaus nel 1920, diventando segretario del partito nel 1921 e cominciando a maturare un colpo di stato nel 1923.

Dipinti ad acquerello del giovane Adolf Hitler

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Il putsch di Monaco

Si tratta di un tentativo fallito di colpo di stato (in tedesco, Putsch) organizzato e messo in atto da Adolf Hitler la notte del 8 Novembre 1923. Accompagnato da altri membri del partito nazional-socialista tedesco, tra i quali Erich Ludendorff, scelse come occasione il comizio tenutosi presso la Bürgerbräukeller da Gustav von Kahr. Lo scopo era mettere in crisi il triumvirato che governava gli stati federati della Germania costringendo, con o senza l’uso della forza, persone influenti politicamente quali Otto von Lossow (comandante della Reichswehr in Baviera) e Hans von Seisser (capo della polizia di Stato) oltre a Gustav a collaborare con i nazisti. Attraverso l’uso di inganni, simulazioni e un po’ di teatralità Hitler riuscì in un primo momento a ottenere l’appoggio dei tre uomini, finché non commise un banale errore dettato dall’improvvisazione: alla fine della riunione si allontanò momentaneamente dalla birreria lasciando gli individui sotto il controllo di Ludendorff. Al suo ritorno potè notare con sdegno che Erich aveva lasciato fuggire gli uomini fidandosi della loro parola, che decisero di non mantenere raccontando immediatamente tutto alla polizia ed esortandoli a fermare il gruppo nazista. La storia prese una piega tragica, Hitler e Ludendorff non si arresero e decisero di marciare al centro della città il 9 Novembre al fine di conquistarla e pensando che i membri della polizia non avrebbero mai sparato contro ex-militari compagni di guerra, ma commisero un errore e quel giorno persero la vita 14 membri nazisti e 4 poliziotti. Il generale fu arrestato sul posto e il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori fu messo fuori legge.

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La capitale del movimento

Adolf Hitler uscì di prigione il 20 dicembre del 1924 e riprese subito l’attività politica nel febbraio del 1925, rifondando legalmente il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori e ricominciando la sua corsa al potere, culminata nel 1933 con la sua nomina a Cancelliere. Finalmente in carica, il primo progetto di Hitler fu quello delle cinque “città del Führer” che avevano il compito di simboleggiare gli ambiti di azione del regime. Berlino si sarebbe trasformata nella metropoli della Germania, Norimberga nella sede delle manifestazioni, Linz in una città dedicata alla cultura e infine Monaco sarebbe divenuta la “capitale del movimento”. I nuovi edifici costruiti in onore del regime avevano una precisa impronta stilistica e furono in maggior parte realizzati dall’architetto di fiducia di Hitler, Paul Ludwig Troost che arredò anche la nuova e lussuosa abitazione del Fuhrer situata a Prinzregentenplatz. Inoltre a Troost venne commissionata la realizzazione di due templi dorici destinati ad accogliere le salme dei “martiri del Putsch” e chiunque vi passasse davanti era obbligato ad alzare la mano destra per il saluto Romano. Le persone più coraggiose che volevano ad ogni costo eludere a questa imposizione, scoprirono un’altra via per cui passare nella Viscardigasse, soprannominata “la strada dei disertori”, sulla quale oggi si trovano una serie di mattonelle in bronzo a ricordare il percorso compiuto dai dissidenti.

La persecuzione degli ebrei e delle minoranze

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In seguito all’approvazione delle leggi di Norimberga (1935) che stabilivano la presenza di “razze inferiori” come Ebrei, Rom e Sinti, vennero messe in atto fin da un primo momento azioni di emancipazione nei loro confronti. Già nel 1933, per mano delle SA vennero chiusi una moltitudine di negozi ebraici, fu vietato un impiego statale per qualsiasi persona che non avesse origini ariane e venne addirittura imposta la sterilizzazione obbligatoria per chiunque presentasse malattie ritenute ereditarie. Inoltre omosessuali, religiosi e dissidenti politici vennero imprigionati e deportati nel Campo di concentramento di Dachau. Nell’occhio del ciclone nazista tuttavia si trovavano gli ebrei, che furono costretti a pagare un quarto del loro intero patrimonio allo stato e furono sfrattati dalle loro abitazioni. Una volta abbandonate le loro dimore venivano trasferiti in delle baraccopoli ed erano costretti a pagare addirittura l’affitto per il comune. Il culmine della crudeltà venne raggiunto con la distruzione di ogni edificio ed attività ebraica e con “la notte dei cristalli”, durante la quale vennero deportati al campo di Dachau più di mille persone. Nel 1933 Monaco contava una popolazione di 9.005 ebrei, ma dopo la guerra ne rimasero solo 7.

La resistenza

Durante gli anni del regime, ci furono persone che con coraggio si rifiutarono di sottostare a questa crudele situazione ed iniziarono a formare piccoli gruppi di resistenza politica e religiosa. Nel 1937 la maggior parte delle associazioni venne scoperta e smembrata dalla Gestapo che deportò molti dei militanti nei campi di concentramento, nonostante ciò un gran numero di gruppi si riformò durante la guerra.
Una di queste associazioni era guidata da Padre Rupert Mayer che predicò contro il movimento nazista nella Michaelskirche, violando l’accordo tra chiesa e regime sancito nel 1933, per questo fu imprigionato varie volte e deportato a Dachau. Altri gruppi di resistenza legati al cattolicesimo si formarono attorno a Padre Delp, ucciso nel 1945 e all’avvocato Von Harnier imprigionato nel 1939. Una forte posizione fu presa dai testimoni di Geova che rifiutarono da subito i dettami del regime e furono privati a partire dal 1933 dei lori diritti civili ed umani, ma nonostante ciò continuarono a sostenere con decisione le loro idee in maniera attiva distribuendo per esempio volantini per la città. Le guardie naziste reagirono perseguitando, imprigionando e uccidendo chiunque ne facesse parte.
Durante la guerra i gruppi si rafforzarono e nacquero resistenze anche da parte degli stessi tedeschi che non accettavano questa violenza inflitta verso le minoranze sociali. Un valido esempio è il gruppo monacense della Rosa Bianca, che teneva i propri incontri in Altschwabing. Alcuni studenti universitari, assieme al professore Kurt Huber, decisero di denunciare umanamente la passività della Germania nei confronti del regime, attraverso l’affissione di volantini e organizzando incursioni notturne in cui venivano scritte frasi antinaziste sui muri. I fratelli Hans e Sophie Scholl furono i primi ad essere scoperti il 18 febbraio 1943, durante l’affissione di volantini nell’edificio universitario e furono giustiziati quattro giorni dopo, seguiti da altri cinque membri del gruppo. A ricordarli oggi, dei volantini in pietra posti sulla pavimentazione davanti all’ingresso universitario e una mostra che ne ripercorre le vicende.

“Libertà di parola, libertà di fede, difesa dei singoli cittadini dall’arbitrio degli stati criminali fondati sulla violenza: queste sono le basi della nuova Europa”
(5° volantino della rosa bianca, gennaio 1943)

Hans Scholl e la sorella Sophie Scholl.

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