Non è un caso che Monaco sia stata ribattezzata “la città più a nord d’Italia”. Tralasciando i criteri puramente geografici o la sensazione che a Monaco si respiri “aria d’Italia”, sono numerosi i fattori in gioco: concorrono infatti cultura, arte e stile di vita.
Il primo dato ad avvalorare questo profondo legame risale alla fondazione della città, che è attribuita a Enrico XII di Baviera, detto Enrico il Leone, le cui origini sembrano condurre alla cittadina di Este, vicino a Padova.
Basta, in ogni caso, fare una passeggiata attraversando il centro della città per riconoscere distintamente molti riferimenti all’arte italiana e ai celebri monumenti della penisola.
La città di Monaco di Baviera gode di una ricca cultura artistica, che condivide le principali caratteristiche stilistiche con quelle adottate dalla penisola italiana. L’arte infatti, è uno dei punti che accomuna questi due splendidi luoghi, che a un primo impatto risultano fortemente differenti.
Un valido esempio è dato dalla Peterskirche, che è considerata la chiesa più antica di Monaco. Il suo altare maggiore fu progettato da Nikolaus Gottfried Stuber, che si ispirò evidentemente alla cattedra di San Pietro realizzata da Gian Lorenzo Bernini e situata nella Basilica di San Pietro, in Vaticano.
Il suo progetto voleva evidenziare l’antica statua, risalente al 1492 e posta al centro, a opera di Erasmus Grasser, raffigurante San Pietro in Cattedra.
Inoltre, molti degli artisti che hanno lavorato tra il 1661 e il 1734 all’altare della chiesa, sono tutti in qualche modo legati all’Italia. Lo stile con cui l’opera venne realizzata è quello ornamentale del rococò, che nacque in Francia a metà del XVIII secolo esprimendosi tramite decorazioni, arredamenti e oggetti ornati con pietre e conchiglie, che portavano alle opere un senso di eleganza, delicatezza e luminosità.
Spostandosi verso Max-Joseph-Platz, la piazza che si apre davanti alla Residenz, si nota subito quanto l’architetto che ne ha ideato tre lati, Leo von Klenze, fosse un grandissimo estimatore dell’arte italiana.
Cominciamo da Palazzo Toerring-Jettenbach, oggi Palais an der Oper, che von Klenze trasformò tra il 1836 e il 1839, seguendo i modello dell’Ospedale degli Innocenti a Firenze.
Richiamano invece gli affreschi di Pompei, i soggetti dipinti e il rosso pompeiano, che decorano il portico del palazzo. Dall’altro lato della piazza, ecco il Königsbau, che von Klenze plasma secondo i modelli di Palazzo Pitti a Firenze.
Il Nationaltheater, sede del teatro dell’Opera, ricorda invece il Pantheon di Roma. Anche Odeonsplatz ha un sapore tutto italiano. Il raffinato e sfarzoso tempio barocco, che si affaccia sulla piazza, la Theatinerkirche, è strettamente legato alla famiglia regnante italiana dei Savoia, grazie alla figura di Enrichetta Adelaide di Savoia, moglie del principe elettore di Baviera Ferdinando von Wittelsbach.
La principessa commissiona la realizzazione della chiesa all’architetto italiano Agostino Barelli, che sarà affiancato poi da Antonio Spinelli; entrambi verranno sostituiti nel 1674 da Enrico Zuccalli. Ne deriva che la Theatinerkirche viene realizzata a immagine e somiglianza della chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma, con i due massicci campanili gemelli con volute, modellati sulla basilica veneziana di S. Maria della Salute.
Tra gli esempi più eclatanti di monumenti monacensi dal sapore tutto italiano c’è poi la Feldherrnhalle, copia della Loggia dei Lanzi a Firenze, realizzata tra il 1841 e il 1844 da Friedrich von Gärtner.
Quando si parla d’Italia a Monaco, non si può non menzionare il re Ludovico I che visitò il Bel Paese per ben ventisette volte, acquistandovi numerose opere d’arte, che oggi sono conservate ancora nei musei della città.
Il sovrano, patrono dello stile neoclassico, dà il nome alla monumentale Ludwigstraße, progettata a partire dal 1808 con edifici che ricordano quelli di Roma e Firenze.
Palazzo Leuchtenberg, per esempio, assomiglia molto al Palazzo Farnese a Roma. La strada si chiude trionfalmente con il Siegestor, costruito dal 1843 da Friedrich von Gärtner: anche l’occhio meno attento potrà cogliere in questo arco di trionfo monacense, una forte ispirazione all’Arco di Costantino a Roma.
Una curiosità: Gärtner, per rispettare lo stile caratteristico dell’arco classico, nei bassorilievi vestì i soldati bavaresi da antichi Romani.